Sono più di 6 milioni gli italiani che ogni giorno si trovano a fare i conti con il mal di testa. Ma è davvero tutta colpa di come ci comportiamo a tavola? Siamo sicuri che sia così?

 

 

Per chiarire meglio la relazione mal di testa/alimentazione, abbiamo chiesto al professor  Pietro Barbanti, Direttore dell’Unità per Cefalee e Dolore dell’IRCCS San Raffaele Pisana di Roma e Presidente dell’Associazione Italiana per la Lotta contro le Cefaleee, e al Professor Emilio Jirillo, Ordinario di Immunologia dell’Università degli Studi Aldo Moro di Bari, qualche chiarimento in merito.

Autori del libro “Mangia sano che ti passa , entrambi sono convinti che sono ancora tante le leggende che girano intorno a questo fastidioso disturbo. Si tratta del “primo ‘codice di procedura alimentare’ per chi cronicamente è vittima di emicranie e cefalee”, che capovolge le credenze finora esistenti in materia, attuando una vera e propria rivoluzione copernicana in materia cibo/emicrania.

 Meno grassi meno attacchi

Sebbene i grandi passi avanti della scienza, il quadro dei meccanismi alla base dello scatenamento del dolore non è ancora del tutto completo e, in parte ancora sconosciuto. Tuttavia, tra i diversi fattori chiamati in causa (ormonali, stress, digiuno, variazioni atmosferiche e di sonno etc.), l’alimentazione ha sicuramente un ruolo chiave.

Se, infatti, una dieta a basso contenuto di grassi si è dimostrata in grado di ridurre la frequenza, l’intensità e la durata del mal di testa, rivelandosi una strategia efficace per modificare gli attacchi, è altresì significativa accertata la sua associazione con l’obesità e la Sindrome Metabolica.

Tuttora oggetto di studi neurologici, il legame è probabilmente dovuto ai mediatori infiammatori rilasciati dal tessuto adiposo, confermando ancora una volta la funzione decisiva delle infiammazioni nello sviluppo di numerose patologie, tra cui appunto l’emicrania definita dagli esperti una malattia infiammatoria.

Sbagliato digiunare

Tra i fattori scatenanti anche il digiuno, determinante per favorire gli attacchi emicranici. Ritardare o saltare del tutto un pasto può innescare mal di testa anche in chi non ne soffre abitualmente. Tra i meccanismi ipotizzati figura l’ipoglicemia, condizione che causa una nutrita serie di sintomi per lo più originati da uno scarso afflusso di sangue al cervello. In caso di digiuni programmati, pre-operatori o religiosi (Ramadam, Yom Kippur) può essere utile ridurre l’apporto calorico nei 2-3 giorni precedenti, abituando l’organismo a un introito energetico inferiore.

Dalla A alla Z: colpevoli e assolti a tavola

Insieme al consiglio di “nutrirci bene e distribuire meglio gli alimenti, senza pensare semplicisticamente di eliminarli perché sospetti”, dal professor Barbanti anche un pratico abbecedario che tra condannati famosi (alcolici, alcuni salumi, digiuno), e illustri assolti (formaggi, cacao), ci guida a scagionarne tanti altri alimenti per insufficienza di prove. Con una buona notizia per i golosi: nell’istruttoria contro cioccolato e frutta secca, il verdetto della corte è che “il fatto non costituisce reato!”.

Alcolici

Scatenano il disturbo soprattutto vino bianco e liquori scuri (whisky, bourbon).

Bere

Fondamentale per mantenere in salute l’organismo e regolare la sua temperatura. Di contro una scarsa idratazione induce squilibri elettrolitici, disfunzioni energetiche, disturbi vegetativi e modificazioni strutturali dell’encefalo. Incrementare di 1-1,5 litri l’apporto idrico giornaliero, sembrerebbe invece avere proprietà preventive sull’emicrania.

Cioccolato

Vietato vietare. Uscito indenne dai severi processi condotti dai recenti studi clinici, che ne evidenziano invece un effetto neuroprotettivo e antiossidante, sembrerebbe piuttosto che il suo “desiderio” in alcuni soggetti sia un campanello d’allarma dell’arrivo di una crisi.

Digiuno

E’ la terza causa scatenante di un attacco nell’emicranico, ma saltare un pasto può indurre mal di testa in chiunque. È spesso causa di mal di testa nei bambini che vanno a scuola con colazioni scarse e pranzano dopo le 14.

Energia

Mai rimanerne senza! Per ricaricarsi, il cervello dell’emicranico necessita di grandi quantità di energia. Sì a pasti leggeri e frazionati, calibrati tra un apporto corretto e bilanciato di nutrienti.

Freschi

Intesi come cibi da privilegiare in favore di quelli conservati: osservati speciali per la capacità di indurre attacchi per la presenza del glutammato monosodico o dell’alcol utilizzato come additivo industriale.

Ginko Biloba

Nutraceutico, contrasta gli effetti di alcuni fattori che attivano l’attacco. Inoltre, un suo estratto (Ginkgolide B) previene l’emicrania.

Happy Hour

Secondo alcuni studi, bere alcolici a stomaco vuoto, o quasi, smangiucchiare fuori orario e consumare cibi spesso non freschi sarebbe un fattore scatenante.

Immunità

I nutrienti degli alimenti mantengono l’equilibrio immunitario intestinale e sistemico, riuscendo a contrastare i meccanismi infiammatori alla base degli attacchi. Sì a polifenoli (contenuti in frutta, verdura, cereali, vino e olio), Omega-3, vitamine A e D e oligoelementi.

Latticini

La maggior parte dei formaggi presenti sulla tavola degli italiani non causa alcun disturbo. A rischio solo quelli molto stagionati, contenenti “tiramina”. Studi recentissimi dimostrano anzi che alte dosi di vitamina D, della quale latte e derivati sono una fonte primaria, contribuiscono alla prevenzione dell’emicrania.

Metabolica

Frutto di cattive abitudini alimentari, la sindrome metabolica è più frequente in chi soffre di emicrania e può favorirne il peggioramento.

Nutraceutica

Dallo studio su nutrizione + farmaceutica, sono nati nuovi principi attivi (Vitamina B2, magnesio, coenzima Q10, ginkgolide B etc.) molto promettenti per la cura del mal di testa, anche per bambini e anziani.

Obesità

Responsabile della cronicizzazione del male di testa, il tessuto adiposo libererebbe anche un peptide (calcitonin gene related), attivo negli attacchi.

Peperoncino

In alcuni casi, il suo principio attivo (la capsaicina) riesce a produrre un effetto analgesico.

Riboflavina

Nota come vitamina B2, previene l’emicrania migliorando il metabolismo energetico del neurone e potenziando l’attività dei mitocondri. È presente in latte, formaggi, yogurt, lievito di birra, manzo, pollo e mandorle.

Salumi

Da sempre additati come agenti scatenanti, insieme agli insaccati oggi beneficiano dell’assenza di prove scientifiche vere. Tuttavia, i nitrati e i nitriti (conservanti) sarebbero detonatori dell’attacco. In tutti i casi, limitare il consumo a 1-2 porzioni a settimana.

Teina

Come la caffeina conferisce l’attivazione psicofisica e analgesica, tanto da essere contenuta nei comuni analgesici. A dosi opportune possono risolvere un episodio di mal di testa, motivo per cui sono spesso presenti nei comuni analgesici. Ma un uso eccessivo può cronicizzare l’emicrania.

Ubicarenone

Meglio conosciuto come Coenzima Q10, in dosi molto elevate è preventivo sull’emicrania. Contenuto in: tonno, sardine, manzo, spinaci, soia, arachidi e noci.

Visione Tolemaica

Vecchia concezione secondo la quale gli alimenti erano la causa del mal di testa, ora sconfessata dai nuovi studi sui nutrienti, ritenuti efficaci strumenti di cura del cefalalgico. Parola d’ordine: integrare ma non privare.

Zuccheri

Così come i carboidrati, consumati nelle giuste quantità sono un potente carburante per il cervello.

 

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