Dall’università al triathlon, quando tutto inizia per caso, la vita cambia all’improvviso. E’ la storia di Federica De Nicola, 25 anni di Milano, studentessa e campionessa di triathlon. “Mi sono avvicinata alle gare per scommessa e adesso gli allenamenti sono diventati una priorità. Ma tra i miei obiettivi, c’è anche la laurea in medicina”.
“Ho iniziato il triathlon nel 2014, per una sfida con gli amici e con l’obiettivo di partecipare a un mezzo Ironman. Vi svelo un segreto: non ero preparata, avevo preso una bici due settimane prima, pesavo 12 kg in più rispetto a oggi e praticavo sport due volte alla settimana. Ma da quel momento è cambiato tutto”. Parola di Federica De Nicola, campionessa mondiale di triathlon dilettanti nella sua categoria – specialità olimpica articolata in tre prove: nuoto, ciclismo e corsa – e al suo primo anno da professionista. “Questa è una stagione di rodaggio, ma per il futuro ho in mente grandi cose”. Determinazione, disciplina e scoperta del talento: ecco come si diventa “atleta per caso”.
Ci racconti la tua storia sportiva?
“La prima gara è stata molto dura, ma la sensazione di arrivare alla fine è stata bellissima. Da quel momento, mi sono allenata seriamente, volevo qualificarmi ai Mondiali di mezzo Ironman e sono arrivata quinta. A fine anno ho vinto la mia categoria e ai Mondiali sono arrivata seconda. Quelli successivi alle Hawaii li ho vinti: 4 km di nuoto, 42,195 di corsa, 180 in bicicletta. E’ così che sono diventata campionessa mondiale di triathlon dilettanti”.
La tua vita è cambiata all’improvviso…
“Sì, questo è il mio primo anno da professionista e gli allenamenti adesso sono una priorità, nonostante i miei studi in medicina”.
Come riesci a conciliare tutto?
“Inizialmente correvo da una parte all’altra, mi svegliavo prestissimo per il primo allenamento e poi svolgevo tutte le altre attività. Ma era una vita stressante. Adesso ho rallentato gli studi che comunque porterò a termine”.
Il tuo allenamento tipo?
“Mi alleno 30 ore settimanali, alternando sessioni di nuoto, bici e corsa con scopi diversi. A volte sono sessioni di allenamento più brevi e intense, a volte succede il contrario”.
In cosa consistono queste sessioni di allenamento?
“Ci sono diverse sessioni per il nuoto, la bici e la corsa che si possono raggruppare in tre macrocategorie: forza, qualità, endurance. Le sessioni di endurance sono allenamenti di lunga durata e chilometraggio, eseguite a bassa intensità, per abituare il corpo allo sforzo lungo e anche per migliorare il metabolismo dei grassi (fondamentale in questo tipo di sport). Le sessioni di forza prevedono l’utilizzo di strumenti come palette e laccio nel nuoto, piuttosto che rapporti duri in bici o salite di corsa. Servono per rinforzare la muscolatura e renderla adatta a perdurare l’esercizio nel modo corretto nel tempo. Le sessioni di qualità invece sono ripetute molto brevi ad altissima intensità, per aumentare la velocità di base e creare uno stimolo cardiaco forte. Anche se non si raggiungeranno mai queste velocità in gara, è fondamentale utilizzarle in allenamento per migliorare la base aerobica. Alterno questo tipo di sessioni durante la settimana, prediligendo quelle di forza, perché è il mio punto debole”.
E a tavola, qualche sgarro è concesso?
“Brucio tante calorie quindi sono dell’idea che bisogna mangiare gli alimenti energetici giusti. Mangio in maniera equilibrata e sana”.
Un consiglio per chi ti legge?
“Ho scoperto che il triathlon richiede molta testa più che preparazione fisica. Il segreto? Secondo la mia esperienza, la determinazione è la vera arma in più”.
Quanto è importante la forza mentale?
“La testa è fondamentale in questo sport perché è necessario mantenere lucidità e soprattutto bisogna lottare contro la fatica per arrivare in fondo. Bisogna avere attenzione per ricordare di nutrirsi e idratarsi costantemente, per tenere un passo sostenibile e per prestare attenzione ai percorsi, che spesso nascondono insidie. Inoltre la fatica gioca un ruolo da protagonista e sicuramente il corpo si troverà a dover gestire delle crisi durante la gara. È la testa, la forza di volontà che ci permette di superare questi momenti. Il fisico sicuramente prima o poi cederà”.
Per il futuro cosa scegli: i libri di medicina o la carriera sportiva?
“Dal prossimo anno voglio fissarmi degli obiettivi internazionali importanti. Anche perché, come amatore ho vinto tutto. Il futuro? Non sarò professionista per sempre, magari potrei unire le due passioni e pensare a un progetto che coinvolga lo sport e la medicina”.