Alla ricerca del benessere! Abbandonate le ricerche che si concentravano sulle situazioni negative, la psicologia negli ultimi 30 anni si è data da fare su quelle positive. Ora anche le istituzioni hanno deciso di investire in politiche sociali atte ad aumentare il senso di benessere delle persone, perché stare bene… è bello!

benessere soggettivo

 

Vogliamo una vita felice, all’insegna del benessere. Questa è la principale ambizione umana, almeno in Occidente. E così, percependo la costante crescita del nostro desiderio di felicità negli ultimi decenni, i ricercatori hanno cominciato a indagare cosa ci faccia stare davvero bene. Dalla fine degli anni Ottanta la scienza si è concentrata sul benessere soggettivo, indicandolo come il grado con cui una persona giudica la qualità della sua vita in modo favorevole.

Introdotto per la prima volta nel Rapporto Globale sulla Felicità 2013 delle Nazioni Unite, il benessere soggettivo oggi è una preziosa unità di misura anche per le politiche sociali.

Ma che cos’è il benessere soggettivo?

È uno dei fattori che contribuisce alla valutazione del benessere sociale e dipende più dalla variabili di personalità, che non da quelle demografiche. Già studi del 1976 avevano mostrato che i giudizi di benessere non si differenziano di molto in base all’età, il sesso e la razza, mentre sono state riscontrate differenze significative nei livelli di benessere su variabili come il reddito, la condizione di disoccupato, le amicizie, le relazioni affettive e la salute.

Altri fattori importanti nella determinazione del benessere soggettivo sono l’istruzione e il lavoro: da una ricerca del 1987 è risultato che livelli più alti d’istruzione portino le persone a sentirsi più sicure di sé e a giudicarsi con più valore. E quando la professione si avvicina al nostro ideale di occupazione, allora ci sentiamo ancora più realizzati e soddisfatti.

Dimensione cognitiva e dimensione affettiva

Il concetto di benessere soggettivo è individuato dalla dimensione cognitiva che rappresenta il modo con cui ciascuno valuta la sua vita nel complesso, tenendo conto degli obiettivi raggiunti, delle esperienze passate, della realizzazione delle aspirazioni. E a questa si aggiunge la dimensione affettiva che indica le emozioni che i soggetti sperimentano nella loro vita quotidiana e che possono essere positive o negative.

Il soggetto in mezzo a molti

Ma allora, se il benessere soggettivo è la valutazione di una persona del proprio livello di appagamento e soddisfazione, perché questo indice viene usato a livello politico per la realizzazione di politiche sociali? Perché in realtà noi interpretiamo la nostra vita confrontando le condizioni attuali con uno standard che è determinato dal livello delle altre persone. Quindi, è come se fossimo in grado di influenzarci a vicenda.

benessere soggettivo

 

Carol Ryff e i sei ingredienti per stare bene

È stata la psicologa Carol Ryff a individuare i sei aspetti che contribuiscono in maniera fondamentale al benessere psicologico, passando da una concezione edonistica a un’altra eudemonica, più complessa perché oggi è chiaro che essere felici non basta a stare bene, la felicità non è tutto e la struttura sottostante al benessere è molto più complessa e si presenta come un processo multidimensionale e dinamico che comprende molteplici aspetti. Le macro-aree individuate da Ryff sono: auto accettazione; costruzione di relazioni positive; autonomia; capacità di gestire ambienti complessi; avere e creare scopi nella propria vita; senso di crescita personale.

La situazione italiana

L’Istat e il Consiglio Nazionale dell’Economia hanno introdotto il benessere soggetivo nel Rapporto del Benessere Equo e Sostenibile. Nel 2016, l’indicatore relativo alla soddisfazione per la vita nel complesso ha mostrato segni di ripresa, dopo il forte calo registrato tra il 2011 e il 2012 e la sostanziale stabilità nel periodo successivo. È migliorata la percezione della situazione economica di famiglie e individui ed è stata confermata un’elevata incidenza dei soddisfatti per aspetti relazionali (famiglia e amici), salute e tempo libero. I segnali positivi emersi negli scorsi anni si manifestano anche nella valutazione degli individui sulla propria situazione personale. A una maggiore soddisfazione per la propria condizione attuale si contrappone una maggiore cautela rispetto a quella futura: diminuisce, nel 2016, la quota di quanti guardano al futuro con ottimismo, pensando che la propria situazione nei prossimi 5 anni migliorerà. Tuttavia, ad aumentare non è la sensazione di un possibile peggioramento, ma quella di incertezza rispetto all’evoluzione della situazione nel prossimo futuro.

L’Italia nel contesto europeo

I dati più recenti disponibili per la comparazione internazionale, riferiti al 2013, evidenziano come il livello della soddisfazione per la vita in Italia fosse leggermente più basso della media europea. In una scala da 0 a 10 le persone di 16 anni e più, residenti nei 28 paesi dell’Unione europea, assegnavano alla loro vita un grado di soddisfazione pari a 7,1, contro il valore medio di 6,7 assegnato dai residenti in Italia.

Se vuoi approfondire:

Qui puoi creare il tuo Better Life Index, contribuendo alla mappatura del benessere nel mondo, mentre qui puoi fare il test preparato da Carol Ryff per calcolare il tuo livello di benessere soggettivo.