Che lo sport faccia bene, si sa. Ma quando si parla di bambini, bisogna andarci cauti. Ecco i consigli dell’esperta

 

Lo sport fa bene a ogni età, soprattutto in quella infantile. I nostri bambini dovrebbero fare attività fisica per approcciare sin da piccoli uno stile di vita sano. E per contrastare quelle che parrebbero essere due piaghe della società moderna: la sedentarietà e la cattiva alimentazione.

Ecco che fare sport diventa una necessità, non solo un passatempo.

Già, ma da che età è bene far cominciare l’attività sportiva ai piccoli? “L’attività motoria è fondamentale per uno sviluppo completo e armonico dell’individuo. Più stimoli riceve il bambino più bagaglio motorio avrà in futuro da poter utilizzare e affinare. Prima si comincia meglio è!”, ci spiega la nostra esperta Moira Fagotto, preparatore atletico e titolare di Gymmo PT Studio a Milano.

Con lei abbiamo fatto quattro chiacchiere per capire come introdurre i nostri figli all’attività fisica e quale sport è meglio in base all’età. Ecco cosa abbiamo scoperto.

I benefici motori e psicologici

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del nostro esperto, Paolo Pichi

Su quali capacità motorie e psicologiche va a influire lo sport nell’infanzia? “Sviluppa la multilateralità, ovvero l’apprendimento di un’elevata quantità di movimenti, il cosiddetto bagaglio motorio, importantissimo nel periodo dell’infanzia perché permette di ottenere un miglioramento globale di tutte le capacità motorie. Ciò consente al bambino (o al ragazzo) una maggiore duttilità e la possibilità nel tempo di ottenere margini di miglioramento più grandi.

Durante l’infanzia è d’obbligo educare verso le capacità coordinative (coordinazione, equilibrio, orientamento del corpo nello spazio e nel tempo), la rapidità di reazione, la mobilità articolare, mentre le capacità condizionali (forza, rapidità e resistenza) possono essere educate e sviluppate a sviluppo puberale avvenuto.

Sul piano cognitivo, lo sport favorisce lo sviluppo dell’intuito, del senso critico e promuove e consolida alcune competenze come la memoria, l’attenzione, la capacità di valutare e pianificare le azioni nel tempo, aumentando il senso di sicurezza nella propria abilità di progettazione e adattamento alla realtà.

Non dimentichiamo che l’attività sportiva svolge una funzione importante anche sul piano affettivo e relazionale. Inoltre la presenza dei coetanei durante gli allenamenti e nei giochi di squadra rappresenta un importante momento di socializzazione per bambini e ragazzi, in cui hanno l’opportunità di confrontarsi sia con se stessi sia con gli altri, acquisendo valori etici come la solidarietà, la cooperazione, la lealtà verso l’avversario e il rispetto per l’altro”.

Con che frequenza farli allenare? 

“Oggi spesso sentiamo dire che i bambini fanno troppe attività: io credo invece che non ne facciano abbastanza. Oggi assistiamo a bambini che non hanno sviluppato alcune capacità di base, come saltare o lanciare. Questo è dovuto al fatto che non giocano più come un tempo per cui hanno smesso di attivare il corpo, di impratichire il movimento. Ecco quindi che si ricorre a iscrivere i bambini a varie attività per colmare queste mancanze”.

Esiste uno sport ‘giusto’?

Di quali qualità o capacità del bambino bisogna tenere conto per indirizzarlo nella scelta dello sport giusto per lui? “Indirizzare un bambino verso attività specifiche non è l’ottimale.”

Esistono attività di psicomotricità che hanno come obiettivo sviluppare la multilateralità. Ciò significa utilizzare dei percorsi che richiedono il correre, saltare, lanciare, rotolare, allungarsi, mobilizzarsi… Questo porterà ad affrontare la scelta dello sport che piace di più in maniera funzionale e corretta. Gli aspetti tecnici vengono appresi e insegnati più facilmente se si sono costruite meglio le premesse prima.

E poi, lo sport giusto è quello che lo emoziona di più! Spesso un bambino con buone capacità atletiche generali è bravo in tanti sport, riesce a emergere in tante discipline, ma sicuramente si impegnerà, si organizzerà di più per quello che gli farà battere il cuore”.

Le fasce d’età

0-4 anni 

“Dagli 0-4 anni consiglio di sicuro l’acquaticità: i neonati sono stati abituati a vivere in acqua durante i nove mesi di gestazione, farli tornare in un ambiente acquatico è un modo di proseguire l’esperienza prenatale, che consente loro di imparare a gestire meglio il rapporto con l’acqua.

Poi, lo yoga, dai numerosi benefici fisici: tutto il corpo è stimolato, compresi il sistema digestivo e nervoso, servirà a conciliare un sonno tranquillo, il comportamento del bambino sarà più equilibrato, una routine di attività quotidiana impegnerà il bimbo costruttivamente fin dalla nascita.

Tanti anche i vantaggi psicologici: lo yoga aiuta la reciproca comprensione e comunicazione, aiuta a guarire eventuali traumi legati alla nascita e prepara il bambino ad affrontare quelli futuri, la percezione dello stress positivo indotto dallo yoga migliorerà la capacità di affrontare le esperienze a venire; infine, grazie alle attente cure dei genitori, il piccolo impara a interagire con gli altri e ad assumere un ruolo attivo nel gioco.

Infine, la psicomotricità: il bambino attraverso le sue azioni corporali (come giocare, saltare, manipolare oggetti…) viene inserito nel mondo e aiutato ad acquisire i fondamenti necessari da sviluppare per la scuola e per la vita. Sono tutte attività giocose e volte a scoprire lo spazio (su/giù, davanti/dietro, sinistra/destra…), il tempo (velocità, andatura, la durata…), le abilità motorie necessarie per l’equilibrio, la vista e il rapporto con gli altri bambini”.

5-7 anni

“Dai 5-7 anni consiglio la ginnastica artistica o ritmica e la danza, per imparare ad allenare la coordinazione, la flessibilità, il controllo e la mobilità. Oppure l’atletica, per imparare le basi di tutti gli altri sport. Infine, si può fare un po’ di scuola sci: per affrontare un’attività dove bisogna governare un attrezzo esterno al nostro corpo, servono una buona mobilità e un grado di incoscienza che faccia superare la paura”.

8 anni in su

“Dagli 8 anni in su, si possono sperimentare tutti gli altri sport, inizialmente come forma conoscitiva e poi più in maniera specifica. Qui sotto, lo schema che io tengo sempre in mente quando mi dedico ai più giovani, per sbagliare il meno possibile. Ricordiamo: anticipare i tempi significa non dare la giusta possibilità a tutti di emergere nello sport che amano”.