Il record di Filippo Tortu a Madrid è soltanto il punto di partenza. Il nostro viaggio nel mondo dell’atletica leggera chiarisce quando è bene iniziare a scendere in pista, quali regole alimentari sarebbe preferibile seguire e soprattutto a cosa bisogna prestare molta attenzione

 

Sono trascorsi sette giorni dal Tortu-day, quando il campione brianzolo ha battuto il record di Pietro Mennea con un 9”99 sui 100 metri che ha riscritto la storia della atletica italiana. “Filippo è un fuoriclasse sia fisicamente che mentalmente”, chi ha raccontato chi lo conosce bene. Davide Viganò, ufficio stampa della Federazione Italiana di Atletica Leggera Comitato Provinciale di Milano.

Filippo Tortu, talento fisico e mentale

“E’ un campione, non solo fisicamente. Quando aveva 17 anni è stato fermo per la stagione all’aperto perché un infortunio fece capire che il suo corpo si stava sviluppando in maniera molto veloce. C’era il rischio di un distacco del tendine dal muscolo quindi cambiò direttiva sportiva, non fece gare per non esasperare questo problema e per rispettare i suoi tempi di crescita. Ma non è tutto. Durante  la semifinale delle olimpiadi giovanili cadde e si ruppe entrambe le braccia. Il suo punto di forza? Essere un talento di natura anche per la gestione psicologica del tutto: è rilassato, ma concentrato. Un fuoriclasse”.

Quando si comincia a scendere in pista?

“L’atletica è uno sport trasversale che attraversa tutte le generazioni, abbiamo persone centenarie che continuano a praticarla. Concretamente si inizia a sei anni, età in cui vengono tesserate le prime categorie. Insomma, dai 6 ai 100 anni, tutti in pista”.

Come si adatta alle diverse fasce di età?

“A differenza degli altri sport, l’atletica si specializza con lo sviluppo del corpo umano. Dai 6 ai 15 anni, ci si rivolge alle tre “famiglie”: salta, lancia e corri. E’ bene ricordare che non si esaspera mai l’allenamento degli atleti, anche perché fino agli undici anni si punta molto sull’aspetto ludico. Tra i 12 e i 15 anni si forniscono le basi tecniche per i tre ambiti: ci si concentra su gare più specifiche. Dai 16 anni in poi, gli atleti praticano le 20 gare che completano il panorama dell’atletica olimpica, con la gradualità degli attrezzi usati. Solo dai 20 anni si utilizzano ostacoli ufficiali, lo stesso discorso vale per i lanci: il disco, il giavellotto e il martello aumentano di peso. A 20 anni si considera l’atleta un adulto”.

L’ atletica è alla base di molti sport: i vantaggi

“La coordinazione dei movimenti è facilitata, proprio perché l’atletica è anche il punto di partenza per altre discipline. E poi, favorisce lo sviluppo del sistema cardio-vascolare e polmonare. Un aspetto che sul fisico si fa sentire positivamente anche a distanza di anni. Aiuta la concentrazione, a rilassarsi, l’autostima e a stare in gruppo. Non sembra, ma l’atleta è un solitario soltanto nelle gare, l’allenamento viene svolto con la squadra”.

Fate attenzione a…

“I rischi possono essere legati a una gestione negativa dell’atleta in situazioni di stress. E’ fondamentale che l’allenatore sappia adattare l’allenamento allo stato di sviluppo del suo atleta. Poi, come in tutti gli sport, possono capitare eventi come cadute o infiammazioni”.

E a tavola? Sì alle buone regole!

“I giovani non devono seguire diete particolari, ma ovviamente osservare buone regole alimentari. L’atleta ha bisogno di energia e di salute muscolare. L’ideale sarebbe: carboidrati prima e proteine dopo, nella fase di recupero. Ricordiamoci anche di arrivare in pista con riserve idriche sufficienti: quando si inizia a sentire sete, parte dell’allenamento è già andato!”.

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