La bella stagione invoglia a stare nella natura e fare trekking sui sentieri di montagna. Ecco i consigli dell’esperto per portare i figli, anche piccolissimi 

 

Camminare nel silenzio della natura, imparando a resistere nei tratti più difficili, allenando corpo e mente, godendo dei panorami e trovando armonia in se stessi: quanto può regalare il trekking ai ragazzi? Moltissimo. Ne abbiamo parlato con Daniel Bazzucchi, Segretario Nazionale di FederTrek.

I benefici del trekking per bambini e ragazzi

Gli aspetti positivi del camminare nella natura sono innumerevoli. “Oggi gli adolescenti, ma anche i più piccoli, dopo la scuola, dove già stanno tante ore seduti, trascorrono il pomeriggio a studiare, e spesso amano di più smartphone, chat e videogame che il gioco fisico. Non sono più abituati a muoversi”, osserva Bazzucchi. “Sappiamo quali sono le conseguenze: sovrappeso, apatia, ansia, disattenzione, difficoltà a concentrarsi, depressione, insicurezza. Abituarli sin da piccoli a camminare nella natura, li aiuta a crescere in modo armonioso, influenzando positivamente la loro salute fisica e mentale. Il corpo diventa più sodo e tonico”. Ma quali muscoli si allenano con le passeggiate? “I quadricipiti, i muscoli posteriori delle cosce, i polpacci, i glutei e gli addominali. Camminare stimola la circolazione, amplia la nostra capacità respiratoria, con effetti benefici anche sulla nostra mente”.

Il trekking fa bene anche alla mente

“È scientificamente provato che stare a contatto con la natura ci calma, fortifica il sistema immunitario, sviluppa la creatività, l’indipendenza, accresce il senso di responsabilità e rispetto verso gli animali e la natura”, spiega il Segretario Nazionale di FederTrek, Associazione che promuovere escursionismo e ambiente. “Attenzione però: le attività outdoor devono essere prive di sollecitazioni e distrazioni provocate da smartphone o tablet!”.

L’attrezzatura specifica per camminare in montagna

La montagna richiede preparazione: “se si fa una breve escursione in campagna non ci sono molte indicazioni se non quella di un buon paio di scarpe, ma quando si va in montagna c’è da tenere presente che il tempo cambia rapidamente. Nel giro di poche ore ci si può trovare sotto la pioggia e il vento. È bene quindi prevedere nell’immancabile zaino – per una giornata va bene un 35-40 litri – l’abbigliamento minimo per cambiamenti climatici talvolta imprevedibili, quali un poncho o una giacca impermeabile ed è preferibile indossare capi traspiranti che si asciugano rapidamente qualora si bagnassero”, spiega l’esperto. Le scarpe sono fondamentali: “Esistono molti tipi di scarponi in funzione della tipologia di sentieri che si intende percorrere, devono comunque essere comode e, se sono nuove, conviene provarle in un breve percorso prima di avventurarsi in un sentiero più impegnativo. Importante portare sempre con sé una borraccia d’acqua (almeno un litro), per reintegrare i liquidi persi durante l’esercizio fisico”.

Come scegliere il percorso per il trekking

La scelta del percorso parte dalla lettura di eventuali descrizioni che si trovano in pubblicazioni e dallo studio della carta escursionistica, altra cosa che non va mai lasciata a casa. “In nome della sicurezza è meglio avvisare sempre qualcuno della nostra partenza in escursione, lasciando indicazioni su luogo, percorso e tempi previsti di percorrenza. Se per una certa ora non saremo tornati sarà il primo a chiamare i soccorsi. Ed è buona norma che qualcuno dei camminatori abbia una borsa di pronto soccorso, utile per affrontare piccole e grandi emergenze. Naturalmente si tratta di regole generiche, quando si cammina con i bambini è sempre meglio scegliere itinerari semplici e sicuri, chiedendo magari alle Pro Loco o agli Uffici del Turismo della zona che si visita”, spiega Bazzucchi.

Da che età si può iniziare a fare trekking?

Possiamo avvicinare i bambini alle camminate sin da piccolissimi: attraverso l’olfatto e la vista familiarizzano con la natura. “Se ancora non camminano possiamo utilizzare zaini specifici o le fasce per i neonati”, conferma l’esperto, “mentre verso i tre o quattro anni possiamo già incoraggiarli, scegliendo percorsi facili, con poco dislivello, adatti alle loro possibilità. Non sarà difficile coinvolgerli perché i bambini amano giocare con la terra, saltare nelle pozzanghere, sporcarsi, infangarsi, rotolare nell’erba”.

Come motivare i ragazzi a fare trekking

Motivarli è necessario, se non vogliamo sentire per tutto il percorso la fatidica frase: quanto manca?!. “Proviamo a raccontare loro già qualche giorno prima di fate, maghi, elfi, draghi che popolano i luoghi che andremo a visitare, coinvolgendoli emotivamente con storielle che catturano la loro fantasia”, suggerisce il Segretario di Federtrek, “nel bosco, dove andremo domani, si narra che ci sia un animale molto colorato; esce dalla tana solo quando sente i passi leggeri e le voci dolci dei bambini. È buono, gentile e non dobbiamo spaventarlo con grida o rumori, perché altrimenti non ci verrà a fare visita! Ecco un semplice esempio per far divertire i più piccoli. Se sono più grandi, le storielle non funzionano più, allora, dobbiamo trovare altri stratagemmi per catturare la loro fiducia e attenzione. Prendiamo in mano il loro libro di scienza, vediamo quali fiori, rocce, terreni stanno studiando e, magari, scegliamo percorsi dove possiamo condividere con loro l’esperienza di vederli e toccarli da vicino. E, ancora, possiamo chiedere loro di aiutarci a riconoscere il percorso, tenendo d’occhio la segnaletica. Farli sentire grandi e, soprattutto indispensabili, per il buon esito della giornata. Se sono adolescenti, il lavoro da fare diventa più impegnativo perché, per le ragioni suddette, i ragazzi, oggi, hanno bisogno di continui stimoli. Potremmo organizzare delle escursioni con sentieri che finiscono accanto a un parco avventura oppure dei giochi di ruolo da proporgli in vetta. Possiamo anche pensare di tornare anche noi un po’ sognatori e adolescenti per un weekend, dividendo la tenda per una notte”. Non sarebbe bello avere la possibilità di ammirare con i propri figli la nascita del nuovo sole o il luccichio di una notte stellata? Il segreto per piccoli e grandi è lasciarsi andare, usare la creatività e la condivisione, per rendere speciale la nostra camminata.

I percorsi di trekking adatti a tutta la famiglia

Non ci sono percorsi idonei e non idonei, ma è meglio portare bambini e ragazzi a camminare lungo sentieri con paesaggi e ambienti differenti, coinvolgendoli in una ricca esperienza sensoriale in risposta alla loro continua ricerca di stimoli. “Un sentiero che attraversa prati, boschi, ruscelli non solo catturerà di più l’attenzione dei ragazzi di quanto non faccia una camminata su un’agevole ampia sterrata, ma sarà per loro un’importante occasione di crescita emotiva e un antidoto all’uso dominante della vista. Imparare ad usare tutti i sensi passa anche per queste esperienze. Sicuramente sono da evitare percorsi troppo lunghi ed impegnativi perché il rischio è che non vogliano più partecipare alle successive escursioni, memori di un’esperienza in parte negativa”, conclude Bazzucchi.