Dalle visite mediche agonistiche ai controlli preventivi consigliabili ai giovani calciatori: tutto quello che i genitori devono sapere, e soprattutto non trascurare, quando scelgono di iscrivere i propri figli alla scuola calcio
Lo sport è salute e come tale va trattato. Un principio che vale per gli sportivi in generale, per i calciatori professionisti e soprattutto per i più piccoli, che si avvicinano al mondo del calcio in tenera età. Quali sono le visite preventive che tutti dovrebbero affrontare? Ci sono dei consigli specifici per i bambini della scuola calcio e per i loro genitori? Lo abbiamo chiesto al Dott. Giacomo Poggioli, direttore del centro di medicina dello sport dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e responsabile sanitario dell’Albinoleffe, società calcistica professionistica militante nel campionato di serie C.
I piccolissimi della scuola calcio
“Noi eseguiamo una visita approfondita anche per i più piccoli, ai quali basterebbe una visita non agonistica, per legge. La prevenzione è importante e non può basarsi su una visita sommaria. Vanno valutate anche delle patologie che nell’età evolutiva si possono ancora correggere. Questo è il mio consiglio per i genitori dei bambini sotto i 12 anni: mai fermarsi ai soli esami richiesti dalla legge”.
Settore giovanile e scuola calcio: l’iter è lo stesso?
“Dai 12 anni in poi vengono effettuati gli esami standard, quelli a cui vengono sottoposti tutti i calciatori. Sotto quella fascia di età, per legge, basta un certificato medico non agonistico (in base al decreto Balduzzi del 2012). La visita in quel caso consiste in un elettrocardiogramma, in un’analisi generica con l’esame obiettivo e con la misurazione della pressione arteriosa. Il certificato può rilasciarlo il medico di base, il pediatra o uno specialista della medicina dello sport”.
Quali sono i controlli preventivi da non trascurare?
“Innanzitutto, le visite agonistiche vanno distinte da quelle non agonistiche, pur prevedendo entrambe dei controlli. Tutte le società sportive hanno l’obbligo di richiedere la visita medica in base al decreto legge 18/02/82, che varia a seconda degli sport. Ad esempio, ci sono quelli appartenenti alle categorie A, con un basso impegno cardiovascolare – come il golf, gli sport motoristici e le bocce – e quelli appartenenti alle categorie B che implicano un impegno cardiovascolare maggiore, come appunto il calcio”.
Nel calcio, in cosa consiste l’esame standard?
“Ogni 12 mesi c’è la scadenza del certificato di idoneità, un termine che in caso di anomalie può essere anche più breve. Ci sono una serie di esami basilari, ai quali eventualmente si aggiungono ulteriori accertamenti.
– Anamnesi familiare, fisiologica e patologica (per capire se in famiglia ci sono stati casi di
morte improvvisa, diabete, infarti, per esempio).
– All’atleta viene chiesto se soffre di allergie alimentari e poi si procede con l’anamnesi
patologica, per conoscere interventi chirurgici o traumi.
– Si passa poi all’esame obiettivo, dove vengono valutati tutti i vari apparati.
– Visita cardiologica con elettrocardiogramma. Uno a riposo e uno dopo lo sforzo che consiste nello scendere e salire un gradino per tre minuti.
– Poi l’esame delle urine e la spirometria.
La legge stabilisce dei termini precisi per eseguire i controlli periodici agli atleti di società
calcistiche professionistiche, che naturalmente possono essere anticipati”.
Come in caso di anomalie…
“Esatto. Per esempio, gli sport di tipo aerobico tendono a modificare il cuore, cioè a ridurre i battiti. La bradicardia non è una patologia, è un adattamento del cuore dell’atleta allo sforzo. Se ci sono pause troppo lunghe tra un battito e l’altro vanno indagate, ma solitamente è una condizione fisiologica non patologica”.