Un insuccesso sportivo può essere traumatico, specialmente per gli adolescenti, costretti ad affrontarlo in una fase delicata della loro vita. Il dott. Stefano Becagli, psicologo dello sport, ci ha spiegato come comportarsi dopo una brutta caduta e come superare la paura di fallire di nuovo

 

Perdere una partita importante, proprio quella decisiva, o non riuscire a raggiungere il risultato sperato. Un traguardo che ha preteso tempo, energia e dedizione. Tutti i grandi sportivi hanno dovuto fare i conti con il “fallimento”. Per poi reagire, combattere e rialzarsi più forti di prima. Ne abbiamo parlato con il dott. Stefano Becagli, psicologo dello sport, che ci ha dato consigli preziosi per gli adolescenti che nel loro percorso sportivo si sono confrontati con una brutta sconfitta.

La prima regola: mai minimizzare

“Bisogna evitare di ridimensionare un insuccesso. Le persone che ci circondano, spesso, ci invitano a non farne una tragedia, ma questo non è un atteggiamento produttivo. Gli atleti si impegnano molto per raggiungere un determinato risultato e un fallimento deve essere una fonte di apprendimento. Anzi, forse può rappresentare la forma più alta di un insegnamento”.

Come si riparte?

“Gli sportivi devono concentrarsi sull’investimento del tempo: una gara o un evento specifico richiedono molte ore di allenamento. Bisogna rialzarsi e andare oltre, facendo leva sulle motivazioni”.

Perseverare, ma con attenzione…

“Esatto, occorre dare un giusto significato all’insistenza e capire se perseverare possa causare ulteriori sofferenze alla persona in questione”.

Come si affronta la paura di fallire di nuovo?

“È fondamentale guardare in chiave positiva l’insuccesso. Senza dimenticare un presupposto basilare: nello sport si può vincere o perdere. Anzi, io dico spesso che alcune volte si vince, le altre si impara. La sconfitta deve essere utilizzata per andare incontro al miglioramento”.

La famiglia può aiutare gli adolescenti delusi?

“Lo sport può far venire fuori la parte più emotiva di una persona. Quindi sì, il ruolo della famiglia è fondamentale: è il primo supporto e può offrire consigli utili. Un’altra componente importante è quella tecnica che comprende il preparatore atletico o il maestro. Dipende molto da tutte le persone che ruotano attorno a questo insuccesso”.

Vuoi sapere di più?

http://www.stefanobecagli.it